venerdì 30 novembre 2012

Parole sul digitale. Un anno per riflettere


Come abbiamo anticipato, questo blog vuole essere un momento di confronto, scambio e riflessione. Naturalmente troviamo prezioso e importante allargare la discussione in rete. Per questo siamo lieti di ospitare da oggi pensieri e parole di appassionati di libri per l'infanzia e per ragazzi. Iniziamo con Caterina Ramonda, che si occupa di promozione della lettura nelle biblioteche del Sistema bibliotecario di Fossano (Cuneo) e di curare il blog di Biblioragazzi.

Tutto comincia con un caffè. Maggio 2011, Salone del Libro di Torino, i grandi spazi (e il senso di vuoto) della mostra L’Italia dei Libri: è lì che incontro Giulio Blasi (MediaLibraryOnLine) per chiacchierare di digitale applicato al mondo dei ragazzi e di quello che ...non c’è. Il mercato italiano non offre e-book o app pensati appositamente per bambini e ragazzi; da un lato il vuoto è la possibilità di fare tutto, dall’altro il grande punto interrogativo del “ma cosa fare?”. Sentiamo la necessità di fare ipotesi, di provare a immaginare prodotti di qualità, di dibattere su cosa sia utile. Nasce così il gruppo su Facebook MLOL-Ragazzi, di scambio e confronto nel modo più informale possibile a proposito di questi temi. Cerchiamo di coinvolgere bibliotecari, insegnanti, promotori della lettura, con l’idea di cominciare a vedere quel che si fa all’estero, di testare e provare prodotti diversi per sapere qual è la proposta, quali sono i prodotti che ci piacciono, quali sembrano funzionare e quali no. Già avere idea di quello che non si vorrebbe ci sembra un buon punto di partenza :-) 

Durante questo ultimo anno ci sono state alcune occasioni di confronto pubblico su questi temi, insieme anche a Valeria Baudo e Maurizio Caminito (LiBeR): alla Fiera di Bologna in marzo, al Salone del Libro di Torino in maggio, all’EbookFest a Sanremo in ottobre (qui interventi e slide) e un mese fa a Perugia in occasione di UmbriaLibri. Abbiamo visto e commentato insieme alcuni dei migliori prodotti sul mercato estero; abbiamo affrontato alcune perplessità; ci siamo spinti sempre verso l’idea di qualcosa che sarebbe arrivato di lì a poco, ma nei confronti del quale poco possiamo senza l’intervento di editori che sposino questa sfida e adottino un nuovo modo di intendere e di progettare in campo digitale.

Per un anno abbiamo fatto il punto della situazione. Per un anno abbiamo detto che era ora di muoversi, di saltare su un treno in corsa che sta già lasciando la stazione, per cui ci troviamo – in Italia – nella posizione di chi deve rincorrere per acchiappare l’ultimo vagone.

Ho salutato con speranza, pur non potendo essere presente, l’incontro di Milano dove si incontravano futuro, libro e infanzia: “L’editoria per ragazzi volta pagina” diceva la locandina che mi era arrivata via email; forse l’occasione giusta – mi sono detta – perché si cominci a fare. A provare, a sbagliare, a battere il naso, a tentare, a riuscire.
Se devo trovare un filo conduttore nel ragionamento portato avanti su Facebook, nei diversi incontri pubblici e nelle chiacchierate tra di noi, non posso non indicare “gli ingredienti che funzionano”. Troppo spesso abbiamo letto e ascoltato idee preconcette e stereotipate a proposito di nativi digitali e lettura. Troppo sovente i dibattiti intorno a questo tema si perdono in confronti e divagazioni sui supporti, sui differenti device, sui pro e i contro. Credo invece che in questo momento sia sempre più necessario focalizzarsi sul punto chiave, cioè sui contenuti. Come il giornalista Stuart Dredge ha ben specificato in un post sul suo app blog sul Guardian, dobbiamo renderci conto che quello che funziona in un audiolibro, in una storia raccontata in e-book o attraverso un’app è esattamente quel che funziona su un libro di carta: una buona storia e dei personaggi ben costruiti.

Allora, al di là di tutto, dovremo ricordarci sempre che quello che "passiamo" sono i contenuti. E che se in biblioteca parlo il linguaggio dei bambini e dei ragazzi, il digitale e il multimediale fanno parte non del mio futuro, ma del mio presente.
Penso che, siccome la sfida è comune, un buon dialogo tra chi si occupa di libri, bambini e ragazzi (quindi editori, autori, illustratori, bibliotecari, promotori della lettura, insegnanti ecc.) possa essere la strada giusta per arrivare ad avere buoni prodotti in lingua italiana. E - perché no - magari non solo un dialogo, ma proprio un lavoro comune, un’azione condivisa, una catena umana che ci spinga ad afferrare l’ultimo vagone del treno.

Caterina Ramonda


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